Quando in contesto enologico si parla di blend lo si fa per evocare l’arte di miscelazione di uve praticata per ottenere un taglio unico.
Il termine è inglese e sta per “miscelare”. Dunque, con il blend si ha a che fare con un processo di produzione basato su una miscelatura che mette in rapporto due o più varietà di uva con uno scopo preciso. Quello di creare un vino nuovo e speciale, più armonico ed equilibrato. Tale miscela deve caratterizzarsi attraverso un dosaggio precisissimo e consapevole, affinché ogni caratteristica di partenza sia bilanciata con logica e sensibilità. L’obiettivo è che dall’unione delle parti si ottenga non una mera somma di qualità ma una sintesi che esalti le nuove caratteristiche possibili.
Al di là del vantaggio qualitativo dato da questo processo, la creazione di vini blend offre anche altri effetti positivi. Innanzitutto permette di mantenere costanti nel tempo delle caratteristiche che altrimenti potrebbero mutare o cedere al dominio dell’incostanza, come per esempio la gradazione alcolica o il colore. Per ogni vino preso in purezza, infatti, gradazione e colorazione dipendono dalle oscillazioni delle diverse annate. Il colore, tanto per capirci, muta a seconda della presenza nella buccia degli acini dei flavoni, le sostanze che colorano i vini bianchi, e degli antociani, che colorano i rossi.
Il blend si oppone dunque al vino in purezza, con cui si identifica il prodotto che viene fuori da una singola varietà, da uno specifico vitigno, già forte del suo carattere, della sua storia e del suo senso. Quando si parla di blend, si indica invece per definizione un vino che ha il 50% di vino tagliato e il restante 50% composto da altre uve.
Questa pratica richiede tanta competenza e una speciale sensibilità. Per questo il processo è spesso paragonato a un’arte. Si tratta infatti di bilanciare le caratteristiche dei diversi vini coinvolti cercando di dar vita, attraverso l’esperienza e una grande attenzione rivolta ai dettagli, alla combinazione ideale.
Chi produce un blend lavora come un musicista colto chiamato ad armonizzare in una sinfonia suoni e melodie di più strumenti. Il vino in purezza è un assolo, un suono assoluto e caratteristico. Il blend è l’atto creativo e, insieme, il gioco di stile che permette all’enologo di adattarsi alle condizioni della vendemmia, alle influenze del contesto di produzione, cioè al terroir (il suolo, il clima, le caratteristiche del luogo e la mano del produttore) e alle caratteristiche delle uve per dar forma a qualcosa di nuovo, ricco di sfumature e più completo.
Che cos'è un blend?
Attraverso il blend l’enologia è riuscita a creare vini importantissimi, oggi considerati dei capolavori. Nulla deve essere però improvvisato, anche se l’enologo, proprio come un artista, deve imparare a sfruttare sensibilità e ispirazione. Dal punto di vista tecnico, il blend è fatto di percentuali dettate a regola.
Spesso si crea confusione fra il concetto di blend e quello di assemblaggio. Eppure vi è un’enorme differenza fra i due termini: cambia il processo e cambia anche l’obiettivo finale. Con l’assemblaggio si prendono uve di diversi vitigni vendemmiate e vinificate separatamente con il fine esplicito di mantenere le proprietà varietali originali di ciascuna di esse. Solo in un secondo momento le uve si assemblano per creare un vino nuovo, alla ricerca di maggiore completezza ed equilibrio. Con questo processo si tende comunque a esaltare ogni volta le caratteristiche specifiche di ciascun vitigno.
Con il blend si mescolano varietà di vino provenienti da uve diverse ma con il chiaro obiettivo di ottenere un taglio unico e armonico. I vini di riferimento si possono vinificare e possono maturare anche separatamente, ma non è una discriminante. La cosa importante è far sì che il processo conferisca un’identità forte, irripetibile e ben proporzionata al vino creato.
Per dirla in poche parole, l’assemblaggio è un processo che preserva le caratteristiche varietali, mentre il blend dà origine a un vino maggiormente bilanciato e distintivo. E, va da sé, ci vuole molta competenza per ottenere il giusto risultato.
Il processo del blend si distingue anche dal taglio, che è la tecnica di norma sfruttata per migliorare vini meno pregiati, aggiungendo altri vini con caratteristiche complementari. Per esempio, è abbastanza comune l’aggiunta di vini ad alta gradazione alcolica per dare maggiore carattere a quelli a basso contenuto di alcol. Inoltre, il taglio è soggetto a limiti precisi imposti dai disciplinari.
Come anticipato, nel caso del blend i vini hanno il 50% di vino tagliato mentre il restante 50% è composto da altre uve. Si parla invece solo di taglio quando si utilizza solo il 15%, il 10% o anche il 5% del totale del vino. Per uvaggio si intende poi l’uso di uve di diversi vitigni vendemmiate e vinificate insieme. Tale tecnica veniva adoperata soprattutto al tempo in cui vi erano filari di viti con diverse tipologie di uva in ordine non ragionato. Ora invece ci si riferisce all’uvaggio come a un vero e proprio insieme di uve di diversi vitigni, come nel Chianti.
L’ultima tecnica da citare è il cuvée, intesa come una fusione di uve, territori e annate diverse, applicata allo spumante. Tale procedura tipicamente francese ha dunque a che fare con la spumantizzazione e segue un metodo ormai classico, in cui vini base di età diverse vengono assemblati prima della rifermentazione. Anche qui, come per il blend, la miscelatura avviene per garantire uniformità e riconoscibilità del prodotto.
Le Cantine Neri producono Bianco del Neri, un bianco blend di uve Sauvignon e Grechetto coltivate su terreni argillosi. La combinazione è tesa a esaltare le caratteristiche varietali fruttate e farle risuonare con le note donate dal territorio. Per il rosso procedono dall’incontro di uve Cabernet Sauvignon, Merlot, Montepulciano e Sangiovese.
Come si fa un blend di vini?
L’arte del blending richiede una profonda comprensione delle varietà di uve coinvolte e delle tecniche di vinificazione utilizzate. E anche se, in teoria, sembra facile da spiegare, un blend è assai complicato da fare. Bisogna per forza affidarsi a chi ne capisce davvero e ha il giusto senso per poter operare la sintesi perfetta.
Le Cantine Neri offrono ai loro visitatore un’esperienza assai particolare… Permettono all’appassionato di creare il proprio blend. Con l’aiuto del sapiente enologo, l’ospite delle cantine viene guidato nell’affascinante processo di creazione di una vera e unica bottiglia di vino artigianale. Una bottiglia unica in tutti i sensi. Che si potrà portare a casa al termine del percorso, si potrà gustare o regalare.
L’esperienza è pensata per gli appassionati di vino che vogliono conoscere da più vicino il mondo dell’enologia o semplicemente imparare qualcosa di nuovo. Ovviamente si tratta anche di un’occasione per divertirsi e assaporare nuove sensazioni. Il modo migliore per scoprire come si crea un blend è farsi iniziare a quest’arte.
Il Ca' Viti, prodotto di eccellenza delle Cantine Neri, è per esempio un blend che prevede un uvaggio al 50% di Grechetto, al 40& di Procanico e 10% di Drupeggio, Verdello e Malvasia. Per la particolare vinificazione, ogni varietà viene trattata separatamente. Dalla pressatura soffice si seleziona il mosto fiore. Dopodiché si fermenta con lieviti selezionati in vasche di acciaio inox alla temperatura di 15°C. Solo a fine dicembre si procede al blend.