Quella dell’Orvieto DOC è una storia antichissima e per questo piena di fascino e mistero. Territorio, tradizioni e passione lo hanno reso un bianco amato in tutto il mondo.

Le fonti antiche rivelano che nella zona dove oggi sorge il famoso borgo dell'Umbria abbarbicato su una rupe di tufo si produceva vino di ottima qualità già al tempo degli Etruschi.

Secondo alcuni storici, la produzione potrebbe essere cominciata prima del X secolo a.C., quando nelle campagne intorno alla città di Velzna, dove oggi appunto si trova Orvieto, il popolo etrusco stimò di aver scovato il luogo ideale per poter produrre un vino di ottima qualità. Per posizione, clima e suolo, non poteva infatti esserci territorio migliore.

Storia del vino Orvieto DOC

L’antica Velzna era un centro nevralgico per la cultura etrusca. Era una delle dodici città-stato che il misterioso popolo dell’Italia antica crearono nel territorio da loro controllato: una città ricca e molto potente. I Romani, che latinizzarono il suo nome in Volsinii, la citano appunto come ricchissima città degli Etruschi e sede di un importante santuario, Fanum Voltumnae, dove ogni anno venivano organizzati grandi riti religiosi, giochi e manifestazioni.

Velzna sorgeva in una zona collinare, con un'altitudine ideale per la coltivazione della vite. I terreni, prevalentemente di origine sedimentaria, con una grande varietà di tipi di suolo, fornivano tutti i nutrienti essenziali per la crescita di uva pregiata. Il clima mediterraneo, caratterizzato da estati calde e secche e inverni miti, era l’altro elemento ideale per la maturazione delle uve. Furono proprio gli Etruschi a scavare le suggestive grotte simili a cantine nel terreno vulcanico del territorio come luoghi in cui poter ospitare la produzione di vino con una lunga e fredda fermentazione. Sappiamo grazie a storici come Plinio il Vecchio che producevano un vino dolce che era assai famoso nel mondo antico.

E anche i Romani apprezzarono il vino prodotto in questa terra. Poi, nel Medioevo, il Papato cominciò a rifornirsi prevalentemente di botti prodotte nell’orvietano. Secondo la leggenda, il Pinturicchio pretese di essere pagato in botti di Orvieto dopo i suoi lavori di pittura nel Duomo. A quei tempi la regione di Orvieto era nota per il suo vino dolce da dessert fatto con la muffa nobile, Botrytis cinerea.

Il vino ha accompagnato anche l’unificazione d’Italia: le fondi riportano che, alla fine dell’impresa dei Mille, Garibaldi brindò con i suoi soldati sollevando calici di Orvieto! Poi D’Annunzio, poeta vate, volle immortalare il bianco d’Orvieto con un verso: “il sole d'Italia in una bottiglia”. Per il riconoscimento formale, bisogna però aspettare il 1971, quando l’Orvieto è diventata una Denominazione di Origine Controllata a garanzia di qualità e autenticità del vino prodotto nella zona.

Caratteristiche del vino Orvieto DOC

Il vino odierno è radicalmente diverso dallo storico Orvieto dolce: oggi, infatti, i vini abboccati e dolci rappresentano meno del cinque percento della produzione totale. Si punta di più sul bianco secco…

Il vino Orvieto DOC è prodotto principalmente da uve di Trebbiano Toscano (Procanico) e Grechetto, che per regola devono costituire almeno il 60% della composizione. Ma, probabilmente, molto poco è cambiato rispetto al vino originale. L’Orvieto DOC continua a essere perciò apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche e per la sua storia. Fra i bianchi si distingue per il suo profumo delicato, il colore giallo paglierino, il sapore fresco e leggermente acido. 

L’Orvieto è sinonimo di gusto equilibrato, anche se riesce a distinguersi dagli altri bianchi con una particolare nota minerale. Tale caratteristica riflette i terreni vulcanici della zona. Nelle sue versioni più secche esprime un finale pulito e rinfrescante. Come amabile e dolce si mette in evidenza invece come bianco morbido.

Tipologie di Orvieto DOC

Esistono diverse tipologie di Orvieto DOC, tra cui il secco, l’abboccato, l’amabile, il dolce, il superiore e la vendemmia tardiva. Il secco è l’Orvieto maggiormente prodotto e quindi più comune: un bianco giovane e vivace, ricavato da vitigni comunque selezionati. Di norma è consentito produrlo con uve Trebbiano Toscano (dal 40% al 60%), Verdello (massimo 15-25%), Canaiolo o Grechetto (fino al 40% circa). Si tratta di un vino delicato e, grazie all’acidità che lo contraddistingue, gradevole e con un retrogusto abbastanza persistente.

L’abboccato è leggermente più dolce rispetto al secco e perde anche qualcosina in mineralità. L’amabile e dolce sono le versioni perfette per accompagnare dessert.

Il superiore è l’Orvieto dalla struttura più complessa, spesso invecchiato per migliorare la profondità del sapore. La sua produzione è consentita nelle province di Terni e Viterbo. Un esempio di qualità è dato dal Ca’ Viti, ottenuto dai migliori grappoli di Grechetto e Trebbiano.

Nel vino Orvieto DOC è ancora presente l’antica tipologia “muffa nobile”: vini in cui muffa si nutre degli zuccheri dell'uva, dando forma a passiti muffati un po' meno dolci dei vini passiti soliti, a parità di condizioni atmosferiche e tempo di appassimento. 

Vitigni utilizzati

Per ottenere l’Orvieto DOC bisogna sapere dosare uve dal vitigno Grechetto e dal vitigno Trebbiano. Ma è possibile anche aggiungere uve Verdello, Canaiolo e Chardonnay. Il Grechetto è un vitigno bianco autoctono dell'Italia centrale, diffuso soprattutto in Umbria e nel viterbese. Ne esistono due varietà principali: il Grechetto di Orvieto e il Grechetto di Todi, soprannominato gentile. Per l’Orvieto serve ovviamente il Grechetto locale, caratterizzato da una buona acidità e dai già citati aromi fruttati.

Il Trebbiano è uno dei vitigni più diffusi sul territorio italiano proprio per la sua versatilità. Grazie a esso è facile produrre bianchi secchi, spumanti e vini da dessert. Anche questo vitigno si caratterizza per un’acidità spiccata. In più ha un sapore abbastanza neutro. Ed è per questo che viene sfruttato per blend con altri vitigni, come nel caso dell’Orvieto.

Profilo sensoriale

Alla vista l’Orvieto brilla con il suo colore giallo paglierino, che si arricchisce di riflessi di smeraldo nei vini più giovani e dorati in quelli più maturi. Il profumo è delicato ma arricchito da sentori di agrumi, mela, pera e fiori di campo. Le bottiglie più invecchiate sanno invece esprimere all’olfatto sfumature che rimandano alla frutta secca e alla nocciola.

Al gusto, come abbiamo anticipato, la caratteristica fondamentale è data dalla freschezza combinata alla buona struttura. Anche l’acidità, con il finale pulito e persistente, è una delle qualità gustative più importanti. Nelle versioni più amabili, la mineralità cede a favore dell’avvolgente morbidezza al palato. Sia nella versione secca che più dolce è sempre garantito il ritorno fruttato.

Produzione e territorio

La zona di produzione dell’Orvieto si estende lungo tutta la fascia collinare a sud-ovest dell'Umbria fino a penetrare i territori dell’alto Lazio. Il Grechetto ha infatti bisogno di colline ventilato e luminose per maturare nel modo migliore. Il Comune più associato alla produzione di questa qualità di vino è ovviamente Orvieto. Ma ci sono importanti aziende vinicole anche in altri paesi umbri come Montecchio, Monteleone, Fabro, Castel Viscardo…

Nel Lazio si produce nei borghi di Bagnoregio, Castiglione in Teverina, Civitella d'Agliano. Tutte zone verdi e ricche di tradizioni, e caratterizzate da una forte autenticità geografica e culturale. Ed è lì, in queste favorevoli condizioni pedoclimatiche, che prende corpo questo bianco assai apprezzato.

Abbinamenti con Orvieto DOC

Gli abbinamenti migliori per l’Orvieto sono con pesce di qualità e formaggi freschi. L’Orvieto secco sta bene con frutti di mare e gamberetti. Si sposa anche con primi leggeri, come risotti e zuppe dai condimenti non troppo invasivi. Poi, per tradizione, si beve per accompagnare formaggi a pasta molle. 

Può anche essere servito quando si gusta del pesce alla griglia. L’Orvieto dolce sta bene con dessert non troppo zuccherati, come biscotti e torte di grano. Negli ultimi anni sembra essersi sviluppato il suo consumo come aperitivo. L'Orvieto Classico Superiore Muffa nobile si abbina perfettamente a formaggi erborinati come il gorgonzola, dolci a base di frutta (crostate di frutta, torte di mele o dessert a base di pere possono infatti esaltare le note fruttate del vino), foie gras (si tratta di un abbinamento classico, dove la ricchezza del foie gras si bilancia con la dolcezza del vino) e pâté e terrine.

Per tradizione, anche i funghi sono considerati alimenti perfettamente abbinabili all'Orvieto. Il risotto ai funghi, con la sua cremosità, si armonizza in modo interessante con l'acidità di questo vino. Quando sono saltati in padella, con aglio, prezzemolo e olio d'oliva, i funghi trifolati si sposano allo stesso modo bene con il vino in questione. E, in genere, tutti piatti di pasta con sughi a base di funghi, come tagliatelle o pappardelle, si abbinano perfettamente all'Orvieto DOC.

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