Tanto per gli appassionati quanto per i neofiti, esplorare l’universo del vino in purezza appare come un’esperienza assai gratificante e affascinante.

Il vino in purezza non è solo un mero trend passeggero del mondo enologico. Lo scandalo di Brunellopoli del 2008 ha definitivamente messo in luce l’importanza della purezza varietale, e non solo per il Brunello di Montalcino (che deve essere prodotto esclusivamente con uve Sangiovese). Quell’indagine, che ha rivelato come alcuni produttori fossero soliti trasgredire il disciplinare aggiungendo illecitamente altre varietà di uve al Brunello, ha avuto un forte impatto sulla reputazione dei vini di Montalcino. Ma ha anche comportato un rafforzamento dei controlli e delle normative per garantire maggiore qualità. Inoltre, ha portato all’attenzione del grande pubblico il concetto di vino in purezza. 

Da un punto di vista tecnico, produrre un vino in purezza vuol dire utilizzare un solo tipo di uva per arrivare alla vendemmia. L’idea alla base è che tramite il monovitigno si possa amplificare al massimo il carattere dell’uva di partenza. Anzi, sarebbe meglio parlare al plurale, e quindi di caratteri varietali, suggestioni irripetibili e coerenti, legate al particolare contesto e alla storia di quel territorio. 

In enologia si parla di terroir per evocare l’insieme di fattori naturali e umani che influenzano le caratteristiche di un vino. Il monovitigno, gestito con sapienza e sensibilità, dovrebbe quindi avere la possibilità di comunicare l’essenza di un luogo, con i suoi sapori distintivi. Di conseguenza, un sorso di vino in purezza dovrebbe funzionare come una vera e propria narrazione, in grado di evocare il senso e le qualità dei vitigni in cui cresce e matura l’uva, la cultura agricola locale, il clima particolare.

Cosa significa vino in purezza

Un vino in purezza è dunque un vino prodotto utilizzando il 100% di un solo tipo di uva, senza miscele o blend con altre varietà. Tale metodo di vinificazione appare come una sfida intrapresa per esaltare al massimo le qualità organolettiche del vitigno e per offrire un’esperienza di degustazione unica, caratteristica e autentica.

Scegliere un vino in purezza significa quindi ricercare l’autenticità del gusto e l’espressione più fedele del terroir. Il vino in purezza permette innanzitutto di saper stimare e valorizzare le caratteristiche specifiche di un vitigno, per riflettere quanto più fedelmente è possibile il territorio di origine, secondo la premessa che ogni vitigno sappia esprime le peculiarità del suolo e del clima in cui è coltivato.

L’altro effetto perseguito da chi produce o beve vini del genere è una distintiva esperienza sensoriale. Secondo gli amanti dei vini realizzati senza commistione di uve o “corruzione”, con la purezza è possibile assaporare un bouquet aromatico speciale perché irripetibile e ottenere un profilo gustativo davvero intenso e precipuo. 

Differenze tra blend e vino in purezza

Il vino in purezza si oppone al concetto di blend così come l’idea di schiettezza e massima genuinità si allontana spesso da quella di contaminazione e arricchimento. Sbagliato farne una questione ideologica… Anche perché non è mai possibile identificare la schiettezza come il bene in sé e la contaminazione come il male, o viceversa. Anche se la lingua interpreta spesso la contaminazione con l’accezione negativa di infezione, contagio e infestazione, va ricordato che, in natura e in contesto culturale, la complessità e la bellezza nascono il più delle volte proprio dall’incontro e dallo scontro di caratteristiche lontane.

Da un lato abbiamo quindi un vino prodotto utilizzando esclusivamente un solo tipo di uva, proveniente da un singolo vitigno chiamato a raccontare le peculiarità varietali del territorio di riferimento, e dall’altro c’è un vino ottenuto miscelando differenti varietà di uve, dove la combinazione può avvenire in diverse proporzioni proprio per creare un vino più armonico ed equilibrato.

Con i blend è possibile ricercare la qualità con la commistione. L’intento del produttore è quello di far reagire le caratteristiche di diversi vitigni attraverso il bilanciamento perfetto. Si tratta di arrivare a una sintesi, dove l’obiettivo principale è quello di conciliare in una fusione differenti profili aromatici e gustativi così da arrivare a un’armonia complessa e al tempo stesso equilibrata. Per esempio, un blend può includere uve Cabernet Sauvignon e Merlot proprio al fine di ottenere un vino che sappia combinare due cifre apparentemente antitetiche come struttura e morbidezza.

I vini in purezza più famosi

Sono tanti gli esempi di vini in purezza di successo. Il già citato Brunello di Montalcino, per esempio, è per disciplinare prodotto solo con uve Sangiovese. E si tratta infatti di un vino particolarmente amato proprio per il suo bouquet distintivo, così intenso e profumato, con sfumature varie che rimandano a sentori di frutti rossi, terra e caffè. Anche il Merlot, che il più delle volte viene utilizzato in blend (partecipando all'uvaggio di alcuni dei più prestigiosi vini al mondo, come lo Chateau Lafite-Rothschild, il Latour e il Margaux…), può essere prodotto in purezza. Gli appassionati affermano che, senza contaminazioni, quest’uva originaria della Gironda sa esprimere mirabile morbidezza e affascinanti aromi fruttati.

Il Barolo, quando realizzato al 100% con uve Nebbiolo, dà vita a un vino robusto e strutturato, con aromi di spezie, rose e vaghi sentori di tartufo. C’è spazio anche per il Chianti. Il famosissimo vino toscano è spesso prodotto in purezza con uve Sangiovese e diventa quasi una rappresentazione simbolica dei sapori tradizionali toscani. I

l Negroamaro, nato da un’uva da taglio un tempo sfruttata per essere venduta ai vinificatori del Nord Italia, è riconosciuto oggi come un vino in purezza superiore, un simbolo riconoscibilissimo del carattere e del sapore del Salento. E tutto questo grazie alle note di erbe aromatiche, di tabacco e sfumature varie che rimandano al mare e alla macchia mediterranea.

Fra i bianchi, è noto il Ribolla Gialla, prodotto con l’uva tipica del Collio, caratterizzata da tenue acidità e note agrumate.

Non è detto che gusti così decisi piacciono a tutti e che il concetto di purezza rimandi a una forma perfetta, perché non corrotta, al 100% gustosa, naturale e genuina. Si sente spesso dire che, dal punto di vista fisico e chimico, l’assenza di elementi estranei comporti una protezione dalle impurità. Ma in realtà è complicato trovare un uvaggio davvero puro: ogni coltura nasce da innesti, adattamenti e contaminazioni, spesse volte indispensabili per permettere lo sviluppo e l’adattamento della vinificazione in un determinato territorio. E con il cambiamento climatico il blend è una tecnica spesso indispensabile per reagire alle annate cattive e al naturale andamento stagionale.

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